Quella volta che Fata Lina subì un abuso
- Antonio
- 19 gen 2019
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 31 gen 2019

Nonostante la spada di Damocle del cattivo gusto penda sulla nuova RAI sovranista , la scorsa sera sono stato piacevolmente colpito dal palinsesto di RAI YoYo che dalle 21 in poi proponeva una maratona notturna de La Melevisione, storico format per bambini andato in onda quasi senza interruzioni - dapprima su RAI 3 e in un secondo momento su RAI YoYo - dal 1999 al 2015. Per noi creature di cittàlaggiù nate sul finire del Novecento, che il '68 o la caduta del muro non l'han vissuta, è impossibile non essersi fatti un giro nel Fantabosco perché, dopo quelli sopracitati, la Melevisione è stato l'accadimento storico più significativo del secolo capace di influenzare un'intera generazione poi cresciuta avvezza all'ingollare improbabili bevande colorate, alla videocrazia e a non temere più il lupo (Lucio). Ed è di lupi che voglio scrivere.

È un mondo di fiaba quello del Fantabosco, un mondo dove il male non esiste, dove ogni peripezia a fine puntata sempre si risolve e stempera nella candida luce blu dello schermo della Melevisione, ecologicamente alimentata a mele, e sempre disponibile a raccontare una storia ai protagonisti che, tra una Scivolizia e un Blumele, ristabiliscono la pace e lo status quo, sotto l'occhio vigile e attento del folletto bibitiere di turno (Tonio Cartonio, Milo Cotogno o Nina Corteccia, quest'ultima assunta solo sei mesi col progetto Garanzia Giovani). Il tempo non scorre nella felice oasi del Fantabosco. E anche fuori a quanto pare, quantomeno se guardiamo Tonio Cartonio e ci rendiamo conto di come sia messo oggi a quasi 60 anni (e pensare che voci infamanti lo davano morto di overdose). Tornando a noi, Strega Varana non ha incenerito davvero mai nessuno così come pure il temibile Lupo Lucio non ha mai mangiato nessuno: nessun danno ha mai lasciato un segno nel Fantabosco.
Nessun danno ha mai lasciato un segno tranne una volta.
C'è un episodio di cui forse non tutti sanno l'esistenza perché risalente a un periodo che, se volessimo definire - come per i Simpson - una golden age della Melevisione (dal 1999 al 2003), sarebbe appena tagliato fuori. Questo episodio assai delicato è di una particolarità che è seconda solo alla tristezza che ne scaturisce. Si tratta del 99esimo episodio della Quinta Stagione.
Fata Lina è scomparsa. Milo Cotogno è preoccupato. Tuttavia, intento a cacciare nei pressi dell'antro di Strega Varana, Lupo Lucio scorge la fata, visibilmente nervosa, a contrattare con la strega: vorrebbe barattare il potere di incenerire in cambio della sua voce. Cosa spingerebbe una così innocua fatina a sfoderare un potere così vendicativo e distruttivo? Contro chi poi? E qui gli autori sono geniali, in barba allo Schema di Propp, a ogni funzione narrativa e attante, i due antagonisti, il lupo e la strega, mossi a compassione dallo strano e preoccupato comportamento della fata, non solo non ne approfittano, anzi, addirittura informano il preoccupato Milo Cotogno in quello che si rivela poi essere un maldestro aiuto.
Raggiunta dal folletto, la fata non vuole confessare il nefasto fato che l'ha vista protagonista. Ha vergogna e si sente colpevole, ha paura e si sente in pericolo, ha sfiducia e ormai anche negli amici più stretti. Impossibilitata dal dolore a parlare, mentre Milo si allontana per servirle da bere, trova sul bancone un ritratto di lei fatto dal folletto. Impugnato un pennarello, la fata, deturpa il tenero ritratto con una enorme mano nera. Avulsa dal sapiente gioco meta-televisivo con lo spettatore tipico della Melevisione, escludendolo, racconta dunque segretamente l'avvenimento a Milo dopo che questi legge, per esortarla, una delicatissima filastrocca che riporto.
«Ho nascosto quella cosa infondo a me
perché se non la vedo lei non c'è.
Non ne parlo per non essere più triste
perché se non la dico non esiste.
Ma laggiù, in fondo a me, nel buio denso
anche se non la vedo io ci penso.
E lei beve quel buio come inchiostro
e cresce sempre più diventa un mostro
Ma io so cosa ai mostri fa paura:
il sole che taglia in due la notte scura.
Ed apro la mia finestra a questo sole,
ed apro la mia bocca alle parole
Ne parlo con la mamma, con l'amico,
tu mi spaventi mostro e io ti dico.
E tu ti sciogli in un po' di porcheria,
mi dai un ultimo morso e fuggi via.
Mi rimane una bella cicatrice
dov'è scritto mostro morde, uomo dice».
Qualcosa ha definitivamente rotto l'idillio del Fantabosco e pare averlo rotto per sempre, qualcosa capace di lasciare una cicatrice profonda segnando lo scorrere del tempo, stabilendo un prima e un dopo. Ettolitri di Scivolizia e quintali di fiabe trasmesse dalla Melevisione non possono risanare l'innocenza perduta. Ma che è successo alla stravolta Fata Lina? Fata Lina ha subito una violenza. Ce lo dice, dopo, in privato, lo stesso Milo Cotogno in procinto di andare a esporre denuncia presso il palazzo del Re. Camminando nei pressi della reggia di Re Quercia, la fata pare essere stata avvicinata da una guardia, un alto capitano, che credeva amico. Prima con le parole e poi con le mani, l'uomo d'armi, ha varcato intimi confini che non avrebbe dovuto e, nel momento in cui la Fata ha fatto per allontanarsi respingendo le attenzioni non desiderate, è arrivato a minacciarla di violente conseguenze qualora avesse rivelato l'accaduto.
Wow. Forte eh?

La puntata fa parte di un ardito progetto di educazione emotiva e di prevenzione dell'abuso sessuale in età pre-adolescenziale e adolescenziale pensato in sinergia con un team di psicologi ed educatori che è confluito in un libro pubblicato nel 2008 per Eriksen (che non è il trequartista del Tottenham).
L'episodio, che è assai gradevole, è inoltre presente negli archivi RAI e, per chi voglia, la allego:
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2dd56afa-4b6a-4227-b8c5-6e245be4fa5f.html
Sapete cosa è più triste di quanto avvenuto a Fata Lina? Quanto la cultura sia cambiata in peggio negli ultimi 15 anni. Siamo letteralmente inondati di Yottabite di ciarpame teen da Netflix, da retorica pseudo-femminista 2.0 à la Freeda, dal potere mediale repressivo e liberticida della Social Justice. Ad oggi tutto è travisato come sessista, razzista, maschilista, x-ista, y-ista: abbiamo barattato la libertà di parola, soffocando la fantasia e l'espressione in ridicol* asterisch*, in cambio di una campana di vetro imbottita di bambagia, entro cui ripararsi per evitare di affrontare la realtà, ed il risultato è che siamo comunque più incapaci di un format RAI per bambini, vecchio di 15 anni, di parlare in maniera sana e costruttiva del tema della violenza. Sicuramente bisogna volgere un plauso agli autori RAI (Cecchi Mela, Carioli Inna, Forti Martina, Cembalo Venceslao, Cingoli Lorenza, Mattia Luisa) ed alla produzione tutta: visionari, delicati, attenti. Volgo però anche delle domande a me stesso ed alla società circa la direzione che abbiamo preso.
Seriamente crediamo che il problema siano il man-spreading e il man-splaining? Che il linguaggio sia sessista e violento? Veramente non abbiamo capito che l'educazione, sana, deve partire dall'infanzia e in maniera ovvia anche dalla cultura?
Ci sono problemi seri e di cui non si parla, perché sono difficili, perché non ci si può fare la campagna elettorale sopra o perché, semplicemente, non ne abbiamo la cultura e ce ne manca la percezione. La violenza è uno di questi. Noi non ne abbiamo la percezione perché spesso non si denuncia e ci mancano banalmente i dati. Ma la violenza esiste. La violenza è ineliminabile. La violenza è un fatto umano e non ha sesso. Noi però siamo perfettibili. Noi possiamo intervenire. E non possiamo che imparare da Milo Cotogno. Qualunque problema abbiate non tenetelo per voi, non trasfiguratelo, non giustificatelo e parlatene almeno. Nessuno è solo nel dolore.
E comunque Tonio Cartonio è un gran figo ed una bella persona e vorrei essere come lui.
E comunque mi è salito un amarcord da lacrime verso la TV fatta così bene, verso Mamma RAI. Per dirla con Renato Zero: VIVA LA RAI! Anche se circa quella nuova non so.
E comunque Mele, Melevisione, tele, te le chiediamo...
👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏