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Perchè il blog piuttosto che il nulla

Forse è da prima che imparassi a leggere, scrivere e far di conto - elementari skills che pure ho conseguito con non troppa sicurezza meno tempo fa di quanto si possa ragionevolmente immaginare - che vengo incidentalmente subissato da richieste balzane, propinate dal lattaio, dall'amante e dal bidello, del tipo «Si ma quando te lo apri un blog?», richieste continuamente rispedite al mittente con bonaria procrastinazione e pigrizia mascherate a saggezza.

«Quando sarò vecchio e avrò qualcosa da dire» ripetevo.

Benché la mia chioma non sia mai stata folta come in questo momento e non voglia tradire la sbarazzina mia carta d'identità, perché ho già tradito troppe persone e aspettative, debbo dire che qualche pelo si è ingrigito e, ahimè, le "cose da dire" continuano a non venire. Fortuna che ebbro dello studio della logica ho conosciuto la banalità degli algoritmi ricorsivi: se continuo a non dire nulla difficilmente avrò mai qualcosa da dire. Nell'era dell'informazione e della soglia di attenzione inferiore a 8 secondi, il blog è un mezzo di comunicazione vecchissimo, capace da solo di sopperire alla mia senilità ambita e mancata. Ormai stufo di essere la next big thing che non arriva mai, nonché conscio di quanto detto poc'anzi, ho deciso di iniziare a incamminarmi prima che sopraggiunga la morte e mi rubi la scena. D'altronde si sa che «la vita è breve, quando meno te l'aspetti ti ti abbandona e ti lascia lí. Ma che cos'è l'amore in confronto?».

 

Se mi hai letto fin qui, complimenti. Hai letto più di 8 secondi. 

Se mi hai letto fin qui, complimenti ancora. Sei 8 secondi più vecchio.

Se ho scritto fin qui, dannazione! Sono 8 secondi irreversibilmente più vecchio io pure!

Ma, oltre me stesso, chi voglio prendere in giro? Anche solo per pensarla un'introduzione così disfunzionale debbo essere vecchio come la merda. Ingollati dunque 'sto blog, uno stupid(i)ario, un diario ma anche una raccolta di stupidaggini, un posto «dove tira sempre il vento per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento». 

E la banana? 'ndo vai se la banana non ce l'hai? Perchè la banana? Magari un giorno ve lo racconto, per ora diciamo che il giallo è bello.

Antonio

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